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Tremiti, il vascello della principessa


Giunse una volta a Tremiti un vascello con a bordo una principessa morta durante il viaggio e si dice venisse seppellita con tutti i diamanti che indossava a cavalco della roccia della Punta nord-est di San Domino, pertanto detta Punta del Diamante e del quale fatto esiste una vestigia evidente: tale ritenuto un grave sopramasso a contorno precisamente delineato, visibile dal mare.

Qualcuno pure non dubitando dell'arrivo del vascello a Tremiti, ritiene che il luogo di seppellimento della principessa debbasi localizzare unicamente alla Punta della Stracciona di Caprara, il che però è messo in dubbio dalla denominazione stessa di Stracciona che non si addicerebbe per una principessa che indossa diamanti.

Tale avello, se pur vero, rimane ancora inesplorato, ma non difficile da esplorarsi essendo esattamente localizzato.

Re Giocacchino Murat, con la caduta di Napoleone, suo cognato, che determinò il ritorno a Napoli dei borbonici, fu costretto a rifugiarsi a Rodi Garganico, presso la villa del fedele Veneziani e si dice avesse fatto un salto a Tremiti per nascondere Il tesoro personale.

Non si è avuto poi alcuna notizia della sorte di questo tesoro.

Un confinato, nel tempo dell'espiazione della pena del confino fascista, trovò casualmente un grosso diamante in un grottone di San Nicola: nel medesimo esiste tuttora un cunicolo artificiale, molto ripido, strettissimo in cui l'eco del lancio di una pietra è risentita a distanza dì tempo e non risulta essere stato esplorato dai presenti per frana esistente nel basso.

Raccontasi pure che altro confinato ritrovasse uno scrigno di monete appena sollevato un pezzo di scalinata sottostante l'arco del Torrione del Cavaliere, oggi marina militare e che una volta libero, per paura di perquisizione, avesse trasportato in terraferma le monete in più volte, lasciando le rimanenti dove le aveva trovate fiducioso nella segretezza del giaciglio.

Il tesoro della tomba di Diomede, se non leggenda, fu ritrovato dall'eremita per indicazione della Madonna, col cui denaro procurò le prime fondamenta, ordinate a Costantinopoli, della mirabile Chiesa di Santa Maria a Mare.

Ma la tomba dl Giulia, nipote dì Augusto Imperatore romano, di cui è certo il confino e la morte a Tremiti e di cui si sa (ne riferisce Tacito negli Annali) che le spoglie non furono ammesse nel Mausoleo di Augusto, tomba comune della famiglia imperiale, non si conosce se effettivamente fu esplorata e scoperta degli oggetti di oro e preziosi che usavano indossare le caste nobili, pure nella miseria.

Circa il 1875 giunse a Tremiti un vascello francese portando con sè una mappa.

Subito questi assoldarono tremitesi per un certo scasso dl terreno ubicato presso la Vasca di S. Nicola, ai di là della tagliata. Dopo vari giorni, d'improvviso si vide Il vascello partire sul tramonto e quegli stessi tremitesi che avevano scavato, ritornatovi si accorsero con sorpresa che la buca era più profonda e appariva evidente, per il concorso di altri segni, il ritrovamento di quanto fossero venuto a cercare e cioè che avessero effettivamente trovato il tesoro indicato dalla mappa.

I pirati, accondiscenti i monaci, avevano creato una caverna con inizio, sulla sinistra, a breve avanzamento nella Grotta del Bue Marino, e che giungeva verso la sommità della Punta dell'Eremita.

Senz'altro essi si servivano del covo per scappare da inseguitori, i quali però se osavano inseguirli entro detto covo, con grave sorpresa vi trovavano la morte per il congegno predisposto dai pirati.

In detto covo, ben ampio da dove si accede dal mare, è bene immaginare, se pur sola fantasia, possano essere stati nascosti preziosi da parte del pirati che avevano tanta fiducia di salvezza di loro stessi e che avrebbero pure ritenuto luogo sicuro per la salvezza dei loro averi e tesori.

In una recente esplorazione, che dovè subito arrestarsi per frana che copriva l'intero passaggio, vennero rinvenuti resti umani.

Da scoglietti vicino alla Grotta del Bue Marino, sì nota uno stretto sentiero che sale al luogo, a picco sulla grotta, dove vi è una piccola buca, che è l'entrata ad altro nascondiglio di pirati, lungo centinaia di metri.

La Chiesa di S. Maria a Mare, per l'accertata mancanza all'origine di presbiterio e evidenza di semiarchi interrotti che ne dovevano racchiudere l'interno, al suo centro doveva avere la cripta con i tesori a devozione della Madonna, dove è ricordo dovesse accedersi da sotterraneo del chiostro piccolo.

Probabilmente la cripta con ogni ornamento sacro e preziosi donativi, esista ancora.

Moltissimi relitti sottomarini, particolarmente grosse anfore, hanno sicuro fondo nella Cala della Provvidenza e Vuccolo.

Alcune anfore sono state portate via da turisti, altre, però sono le meno facili da sollevare, attendono di essere portata alla luce.

Stalattiti meravigliosi, in caverne inesplorate, è possibile scoprire alla base e intorno all'attuale serbatoio metallico di S. Domino.

Fossili con minute conchigliette, apprezzabili per bellezza, è sicuramente possibile rinvenire tra le secche rocce sopra Punta del Diamante e Campeggio Internazionale.

Attorno al 1929 gli isolani rinvennero due orecchini d’oro, singolari: costituiti da due anfore in ognuna delle quali appariva il Polittico della Chiesa di Tremiti. Detto Polittico era chiaramente visibile nell'anfora superiore, mentre nell’anforetta inferiore appariva solo con l'aiuto di lente d'ingrandimento.

Si crede che i detti orecchini appartenessero ad una principessa araba, mandata a Tremiti ad espiare la pena per la colpa d'infedeltà.

La principessa, seppure di giorno libera, di notte invece era costretta dalla guardia a dimorare in una grotta di Caprara, dove per ordine del principe consorte, veniva se-viziata alla stessa ora della notte in cui venne sorpresa con l'amante: quegli attimi di godimento dovevano tramutarsi in strazi e attimi di pena, a rimorso e pentimento della colpa d'infedeltà.

Pare che fosse questa la principessa, ormai ridotta dalla schiavitù a stracciona, a venire seppellita, come si tramanda, nella Punta sud-ovest di Caprara dove ha preso la denominazione di Punta della Stracciona e che la grotta in cui veniva costretta a dimorare la notte per essere torturata, fosse quella stessa poi occupata dalla vedova ivi rifugiatasi per evitare la corte da parte di persona non accetta.

Potrebbe essere pur sorprendente l'esplorazione del passaggio segreto che inizia alla base del Castello, lateralmente al Torrione Angioino e porta quantomeno all'estremità nord-est di S. Nicola, e, quanto asserito da alcuno, congiungerebbesi alla Caprara attraverso il canale di mare.

Detto cunicolo era il luogo più sicuro per nascondere ogni sorta di donativi di oro, diamanti, preziosi, vettovaglie nell’eventualità di un assedio, ed il prezzo della collaborazione e servizi resi dai monaci agli amici pirati.

Il Castello mostra alla base rivolta alla terraferma segni di vestigia indicativi dì passaggio segreto a sinistra e sotto l'attuale ricetrasmettitore d'onda della teleselezione.

A S. Domino esistono buche inesplorate presso i cameroni e la via che conduce al Faro.

La Cala Tonda di S. Domino, dove il mare forma un laghetto, ha una grotta, invasa dalle acque, dove è possibile scorgere due mensole di ferro conficcate artificialmente, per il quale fatto si azzarda a ritenere la grotta come un nascondiglio marino.

Molte notizie sulla sorte di altri tesori non sono state tramandate per il fatto che ai frati successe gente nuova e forestiera.


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