Tremiti, l’isola di Pianosa ridottaa discarica. E tra i rifiuti spuntaanche un autovelox
La riserva marina integrale delle isole Tremiti completamente disabitata è diventata luogo dove vengono abbandonati rifiuti (anche pericolosi) di ogni genere
di Giuseppe Di Bisceglie |link articolo Corriere del Mezzogiorno | 18 gennaio 2023
Da riserva integrale a discarica a cielo aperto. È il beffardo destino dell’isola di Pianosa, la quarta isola per estensione dell’arcipelago delle Tremiti. L’isola è un tesoro naturalistico, completamente disabitata, dal 1989 diventata riserva marina integrale, in cui sono in vigore divieti di approdo e navigazione entro i 500 metri, divieti di pesca e di immersione. A Pianosa si accede solo per fini di ricerca scientifica. Le correnti del mare hanno però fatto in modo che lì si accumulassero rifiuti di tutti i tipi, dalle cassette di polistirolo dei pescatori alla plastica. C’è persino il relitto di una imbarcazione, fermo lì da oltre 30 anni, sacchetti, bottiglie, contenitori, reti per la coltivazione dei mitili, stoviglie usa e getta, stracci, scarpe, tronchi e rami di legno, e tutto quello che il mare accumula da anni sulle basse coste dell’Isola. Ci sono persino cartelli che il mare ha portato da Chioggia, nel veneziano, ed anche un autovelox, di quelli utilizzati dalle polizie locali come dissuasori di velocità. Una situazione paradossale, quella di Pianosa, alla quale alcuni appassionati di naturalismo ed immersione vorrebbero in qualche modo rimediare. Adelmo Sorci, responsabile di MarlinTremiti, associazione che si occupa di attività subacquea, ha lanciato un appello per «salvare Pianosa» dalla spazzatura, proponendo delle giornate di pulizia, autotassate, così da restituire dignità e decoro a quel patrimonio naturale di inestimabile valore interessato nel recente passato anche da operazioni di bonifica del fondale dalla presenza di ordigni bellici. «Certo, in due giorni non è possibile pulire tutto, ma potrebbe essere un inizio» confida. «Ci troviamo in una situazione assurda per cui la preziosa isola, riserva marina integrale, è diventata l’ultima discarica italiana verso le acque internazionali. Bisogna assolutamente fare qualcosa».
A spegnere però gli entusiasmi è proprio lo status di riserva marina integrale che non permette alcun tipo di avvicinamento all’isola se non per fini scientifici. «Abbiamo raccolto decine di richieste di partecipazione da parte di volontari che sarebbero disponibili a partecipare alle attività di pulizia. Abbiamo anche individuato le date, il 21 giugno e il 19 luglio, ed abbiamo avanzato la richiesta al Parco Nazionale del Gargano che ha l’isola sotto la sua giurisdizione ma al momento ancora non abbiamo ricevuto le autorizzazioni a poter operare» spiega. «Sarebbe una importante occasione per valorizzare il patrimonio naturale e il territorio. Noi abbiamo buona volontà ma attendiamo che le istituzioni facciano la loro parte» aggiunge Sorci. Un desiderio che però, almeno per il momento, non può essere esaudito. Il presidente del Parco Nazionale del Gargano, il professor Pasquale Pazienza, spiega:
«La norma prevede che all’isola si acceda soltanto per finalità di ricerca. Ogni altro tipo di attività, compresa quella di pulizia, è impedita. Siamo consapevoli che la risalita delle correnti porta con sé tonnellate di spazzatura provenienti da ogni dove ma non è potestà dell’Ente Parco autorizzare le attività di pulizia».
Un paradosso che sembra non avere vie d’uscita. Il continuo accumularsi di rifiuti dovuti alla barriera naturale rappresentata dall’isola sembra non poter essere fermato se non attraverso degli interventi strutturati che, però, nell’area protetta, non sarebbero possibili. «L’unica strada sarebbe quella della modifica normativa. L’attuale legge in vigore in materia di protezione delle aree marine di tipo A non ci consente alcun tipo di iniziativa» conclude il presidente Pazienza.
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