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Adelmo Sorci - ADphoto

11 Marzo 1986: Pianosa viene "violata e ferita"


Il relitto affiorante della motonave PANAYIOTA, una nave battente bandiera cipriota, sui fondali e a ridosso dell’Isola di Pianosa affondata nella notte dell’11 marzo 1986.

Nella foto, che ho scattato il 15 ottobre 2013, lo spettro rugginoso di quello che rimane della prua rosicchiata dai flutti e in lontananza le Isole di San Nicola, Caprara e San Domino.

Nella foto sottostanti, immagini estratte da un bellissimo filmato del 1987 che vi consiglio di vedere e che mostra il mercantile PANAYIOTA quasi integro a poco tempo dal suo affondamento. Documento e immagini uniche e non solo per il relitto !!! (guarda Il video di canale YouTube Umbernet in fondo alla pagina)

Foto del 1987

Pianosa: l'Isola violata, esplosiva, più indifesa, ma più bella delle Tremiti

Dopo 32 anni "entriamo nella zona off limits" e raccontiamo i fatti.

Nel cuore della riserva marina delle Tremiti non si entra se non con un permesso speciale che la Capitaneria non concede quasi mai. A ridosso dell’isolotto di Pianosa giace una nave battente bandiera cipriota.

Grazie ai registri dei Lloyd’s di Londra abbiamo ricostruito i suoi movimenti: il 2 febbraio la Panayiota parte da La Spezia diretta verso la costa africana. Il 5 marzo, dopo che aveva già cambiato identità (facendosi chiamare prima Nounak e poi Vosso), salpa da Alessandria d’Egitto diretta a Sitia, in Grecia.

Sei giorni più tardi si materializza al largo del Gargano: «Intorno alle 23 e 15 la nave ha urtato con la prua sugli scogli dell’isola di Pianosa». A scriverlo, nel rapporto che abbiamo recuperato presso la Capitaneria di Porto di Manfredonia, è il sottotenente di vascello Corrado Gamberini. Il faro dell’isola è acceso. La visibilità quella notte è ottima, di oltre due miglia sul mare forza 3 col vento che spira da sud.

Il mercantile procede a una velocità di 8 nodi e mezzo sulla rotta 303: radiogoniometro, scandaglio ultrasonoro, pilota automatico, bussole magnetiche e registratore di rotta funzionano. Il capitano Mikail Divaris non lancia l’Sos. Poco dopo l’incidente alla Panayiota-Vosso si affianca la motonave El Greco che raccoglie gli 8 uomini d’equipaggio: 4 egiziani, 2 greci, un cileno e un tunisino. «All’atto del sinistro, il Divaris non effettua i rilevamenti geofisici, non controlla la condizione del carico e l’entità dei danni subiti dalla nave; non tenta neppure di disincagliarla », rileva il rapporto della Capitaneria di Porto di Manfredonia.

Il 12 marzo giunge a Pianosa la motovedetta Cp 2012. L’armatore greco Emanuel Tamiolakis, titolare a Limassol della Navigation Limited, si rifiuta di recuperare la carretta. La situazione precipita, tant’è che Giuseppe Ciulli, comandante della Capitaneria, si rivolge all’Ispettorato centrale per la difesa del mare: «Organi sanitari nazionali hanno dichiarato sussistere imminente pericolo inquinamento ». Ma nonostante ciò lo Stato italiano non interviene.

Il 12 agosto Fernando Mengoni, medico dell’Usl Foggia/4 approda a Pianosa e denuncia: «La stiva della nave risulta aperta: la parte del carico visibile all’ispezione risulta essere formata da una fanghiglia fortemente maleodorante di color nocciola, con vaste zone schiumose ed in evidente stato di fermentazione e putrefazione».

Il 14 ottobre il direttore generale del ministero della Marina Mercantile si accorge del disastro: «Permane nella zona una situazione che può rivelarsi compromissoria per l’ambiente e per il paesaggio », ma non muove un dito. L’ordinanza di sgombero (la 21/86), emanata dal Comune delle Isole Tremiti cade nel vuoto.

Epilogo: l’incidente con tutta probabilità è stato provocato per intascare il premio assicurativo stipulato con l’Ocean Marine Club di Londra.

Il mercantile custodiva nella stiva circa 695 tonnellate di residui chimici.

Il Video

da Canale YouTube Umbernet - https://youtu.be/or7ObHKGAPw

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Acqua cristallina, ambiente coloratissimo e ricco di vita.

Foto di Adelmo Sorci - ©ADphoto

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